Sostanzialmente
Ho bisogno di scrivere.
Uscire, eliminare
Scrivere, com’ebbrezza.
Filosofica, poetica, teorica
Virtuosa ed alcolica.
Ebbrezza:
Unico modo per star bene
Per essere a posto.
Non pensavo fosse così.
Non pensavo capitasse a me.
“[…]
la poesia è stata inventata perché così sei costretto a soffermarti ad ogni riga. Le parole acquistano così maggior significato, capisci? La poesia toglie la frenesia della lettura. La poesia bisogna leggerla ad alta voce, bisogna gridarla
[…]”
Sono qui, ora
E ho ricominciato a fumare
A bere, a suonare
Ad amare, ad odiare
A scrivere (purtroppo).
E il niente e Simone e Ilaria
Piacere!
Piacere di fare la vostra conoscenza!
Vengano signori!
Cazzo, piacere. Piacere, il cazzo!
Parola semplice
Semplice commiato.
Insomma: parola falsa
Insignificante
Ipocrita.
Mi brucia l’occhio
La sigaretta, il fumo.
Mi brucia la gente che ho dinnanzi
Cha danza, che parla
Che finge di divertirsi
A questa cazzo di festa.
Mi sto bruciando.
Brucio.
Avrei voglia di
Tuffarmi in questo asfalto!
Tre, forse quattro metri
Ci separano dall’amore eterno
Dalla fusione.
Ma nemmeno questo riesco a fare.
Dovrei tornare a casa.
Starei qui per sempre.
Vorrei parlare con un amico.
Vorrei un amico.
Penso che, ora, mi sento un merda, va di merda!
Penso che questa città (civiltà) sia una merda.
E a questo punto, il tonfo secco e disumano di una persona interruppe la mia ebbrezza ubriaca con parole tanto amichevoli quanto aride. A questo punto cagai fuori dalle mie labbra parole che non avevano niente a che vedere con i pensieri distorti che si generavano nel mio cervello. Semplice falso commiato. Educazione, forse. Questi mi parlava, probabilmente erano in due che mi parlavano. Il mio cervello vagava, perso, in un affascinante mondo parallelo che il sacro, secco buon vino sapeva regalarmi in quella triste serata. Ma non fui molto bravo a mascherare questo mio modo di ribattere alle domande spurie che mi venivano sistematicamente poste ed inciampai e caddi e se ne accorsero.
Niente di grave, non sia mai, ma risposi forse troppo sgarbatamente?
No, non credo. O anche se fosse stato, mi aveva turbato quell’irrompente interruzione e l’oblio di dover interloquire cordialmente con qualcuno di cui non conoscevo nemmeno il nome. Non me ne fregava niente di niente parlare con loro. Non avevamo e non avremmo avuto comunque niente in comune, niente di importante da dirci.
Decisi quindi che sarei stato io a togliere il disturbo.
Non chi, questo disturbo, l’aveva in qualche modo provocato.