venerdì 29 aprile 2011

Ballata d’estate (o quarta ballata della consapevolezza)

Si coglie l’austera eleganza
perfetta e circolare, scolpita
tra caldi graniti e armoniosi allineamenti
che spinge lo sguardo ben oltre
la struttura vitale e funzionale
verso orizzonti sicuramente solenni
e quasi di sovrumani pensieri.
La concentricità delle intenzioni
grandiosamente realizzata
eleva lo sforzo umano e la vita
verso dimensioni libere e pure
vorticose di polvere e tramonti
confusi in senili appagate emozioni.
Si scolpiscono rituali convinzioni
e religiose concezioni in anime
inviolabili e di monumentale sacralità.

E l’abbagliante splendore della bellezza
affranca la commozione e porta all’immenso.

Ballata di primavera (o terza ballata della consapevolezza)

Il disarmonico contrappunto
del violoncello portò dissonanze
quasi incomprensibili se isolate
dalle simbiotiche globali vibrazioni.

La risoluzione in seste pose l’attenzione
sulla melodia profonda, appena percettibile
vibrante su celate note pure [quasi nuove]
spesso soffocate da quotidiane cacofonie.

L’intesa elegiaca si ebbe in rivoli
di cinguettii e costanti gravitazionali
che nel loro procedere portarono omaggio
nuovamente alla complessità estremamente
geniale che nella naturalità eufonica
e nell’euritmica eleganza divina
nutrì toccanti variazioni consapevoli
liriche nel grandeur luminoso dell’opera.

Ballata d’inverno (o seconda ballata della consapevolezza)

Lo stallo sensibile sul palcoscenico
s’ardì fino al fondo di una platea
vellutata di vermigli testimoni
che si sospesero golosi in attesa.

L’occhio di luce s’accese sull’attore
giovane ed irriducibilmente antitetico
che silenziosamente s’afflisse in un gesto
confuso di cognizione apparente.

Fu la mancanza di significati profondi
di spirituali discussioni e rituali
certezze a coinvolgersi in uniformità umane
ed in sterili emulazioni rassicuranti.

E fu dal fondo della scena che un accento
fuoriuscì risolvendo il corale imbarazzo
cogliendo il gesto invocante che carpì
l’umana e vitale necessità dell’umiltà.

giovedì 14 aprile 2011

Ballata d'autunno (o prima ballata della consapevolezza)

Tutto iniziò con l’energico commiato
sensibile e materico della sfumatura
fugacemente lasciata fissarsi
sulle fibre orizzontali dell’effigie.

[Capire il movimento!
Studiarne il movimento – pensai.
La ragione intima, profonda
invalicabile quasi inviolabile
della sua origine e coniugazione].

Il ritmo sincopato del ritocco
composto e del tutto istantaneo
definì il sintomo fortuito
[tuttavia ineluttabile, dunque!]
del divenire nel disegno.

Tra le gocce non s’intravide
il significato ultimo dell’azione
ma fu il riflesso del completamento
a garantire la complementarità
essenziale e significativa dei colori.

martedì 12 aprile 2011

Stabilità portuale

Nello scorgere tra le fronde
del tuo sguardo una luce amaranto
che s’insinua tra i tuoi sorrisi vellutati,
un elegante silenzio avvolge
la nostra anime abbandonate
alle fioriture primaverili
e tenui delle primizie con cura
cullate da riverberi mattutini
e notturne effusioni.

Allungo verso il tuo profumo
serale la narice che inspira
fragranze radiose e mediorientali
che raccontano di città sconosciute
e vette infinite, di polvere
e sudore, di estasi e profondità
di commedie immaginifiche
e di sguardi puri [estremamente lucidi].

Gocce d’acqua salmastra bagnano
labbra sognanti e si dipartono incantesimi
da qui all’immensità dell’oceano.

[Le tue guance albicocca si segnano
in un seducente sorriso appassionato
che abilmente porta le mie labbra verso le tue].

lunedì 11 aprile 2011

Continua a correre

Finì che il cuore iniziò a pungere
e la gola si impietosì in un gemito
serrato tra la faringe e l’intenzione
imprigionando l’aria nei polmoni
che nello sforzo attentò alla capacità
individuale di concentrazione.

La continua pressione sulla bianca
vernice dello scuro asfalto concesse
una distrazione onirica sufficiente
per la diastasi muscolo-immaginativa
che garantì il mantenimento dell’impegno
fino alla conclusione del moto.

E fu il pianto, catartico e rivelatore,
che chiese allo strazio la sua conclusione.