domenica 29 agosto 2010

Metamorfosi di una stella

Ballano nell'orizzonte di un'apparenza lieve
Brillano di luce nel manto cupo di loro madre
E non sbagliano mai la rotta
Specchiandosi per un istante sul mare

Ed io che ho perso ormai troppo tempo
Stando seduto al confine del mondo
Nel punto in cui Mare feconda Terra
Con dolce impetuosità perfetta

(E respiro di te
E respito il tuo sospiro
Nell'avvicinare il tuo corpo al mio)

...e fu così che nell'istante in cui ci baciammo, diventammo stella. Un solo corpo, una sola luce a raggiungere le altre sorelle...

E fu il tuo abbraccio a riportarmi in vita
La tua mano a sollevarmi da terra
Il tuo sguardo, così semplice e sincero
Il tuo bacio a farci svanire
Nella notte che diventò giorno
Violentando le anime che danzavano nel mare
E che vedendoti ti incoronarono loro regina
E vedendoti, ti incoronai mia regina.

martedì 24 agosto 2010

I pensieri vagavano senza forma

I pensieri vagavano senza forma, in modo confuso, cieco, forse solo poco chiaro. Il tramonto, così caro ad amanti e poeti, aveva già congedato le mura fredde che mi separavano dall'esterno vivo della città. gli ultimi raggi di sole, di un sole stanco e pallido, affaticato dalla trascorsa giornata, venivano sistematicamente sconfitti da una massa indefinita di luci artificiali, elettriche (umane).
Avevo già abbassato la tapparella, non del tutto però, perché mi piaceva percepire lievi aliti d'aria che mi riuscissero a salvare dall'eventualità di soffocare qui, dentro queste mura, e che mi illudessero di non essere ancora più rinchiuso di quanto non lo fossi già, fisicamente.
La stanza era buia, piccola, non poi così mesta. il linoleum sorreggeva bianchi muri intonacati da chissà quanto tempo. C'era un letto singolo, sulla sinistra. A seguire, sempre sulla sinistra, un piccolo lavandino di cui funzionava solamente il rubinetto dell'acqua fredda. Di fronte, una finestra da cui entrava, attraverso il vetro, solamente vecchio e sporco cemento. A destra la scrivania di legno e un armadio. Non era male vivere in questi sei o sette metri quadrati. In questa stanza dormivo, leggevo, studiavo, scrivevo, mangiavo, qualche volta ci ho fatto pure l'amore. [...]

(da "Il Niente", D.B.)