giovedì 28 luglio 2011

I miei occhi

Di sere fresche, questo nord est pianeggiante ne ha molte. È l’umidità che rende i giorni appiccicosi e stanchi, mentre le sere portano i corpi a gustarne il sollievo quasi a rinvigorirsi di voglia di stare all’aperto. Sono sere in cui il celo è scuro e limpido e costellato da miliardi di scintille ammiccanti, che disegnano mitologie ed epiche e probabili ed improbabili forme di vita. In quelle sere ti vien voglia di stare seduto sull’erba, di stenderti e guardare su, alla ricerca di una stella polare (la tua, se possibile) come se fossi alla ricerca di una rotta in questo immenso mare di sogni e desideri. E tutt’attorno si propongono profumi di verde scuro e di terra.

Riconoscere le principali costellazioni non mi è mai stato troppo difficile e nel lasciar vagare i miei pensieri nell’osservazione, riesco a scoprire sguardi antropomorfi, decisamente teatrali e spettacolari, che si muovono con le velocità con cui il vento puntualmente li guida. E vedo sguardi pensierosi, alcuni sorridenti, alcuni assumono ghigni diabolici e tutti si materializzano, sfilano e lentamente scompaiono nel loro destino.
È un gioco che ho sempre fatto, fin da quando ero bambino. Ma ci fu un momento in cui mi resi conto che mi riusciva sempre più difficile cogliere forme strane, forme diverse da quelle cui ero quotidianamente abituato. Guardando il cielo non riuscivo più a scorgere realtà immateriali. Forse i miei occhi erano cambiati, forse erano diventati adulti, forse…c’era qualcosa…ai miei occhi, i miei occhi avevano subito una trasformazione.
Forse le ore davanti allo schermo del pc, ma no, non ne passavo così tante!
O davanti alla televisione? No, non l’ho mai avuta (non mi sono mai piaciute le bugie).
Forse…ecco, l’inquinamento luminoso!
Continuava ad essere faticoso guardare e cercare di vedere.
Decisi di prendere una soluzione drastica: via gli occhi! Ne volevo di nuovi, della stessa marca e modello di quelli che avevo da bambino.
Ma, non c’era modo di trovarne e soprattutto non c’era modo di sostituire gli occhi!
Allora mi guardai dentro, cercando di ripescare qualche segno, qualche suggerimento per poter tornare a vedere come prima.
E trovai tante emozioni, tanta felicità, tanta spensieratezza e semplicità. Trovai una buona dose di umiltà, e tanto, tanto amore. Amore per la vita, amore per quello stesso cielo che guardavo (da grande) e non vedevo.
Trovai anche qualche giorno buio e qualche lacrima di dolore. Ma trovai anche i miei sogni, i miei giochi, le mie commozioni.
Allungando la mano, ne presi un po’ e poi ancora finché cominciai a vedere nel cielo strani animali, sorrisi antropomorfi, navicelle spaziali, treni, nuvole vecchie e nuvole più giovani e storie e signorotte che parlavano e un vecchio austero con la sua pipa in mano, contemplante chissà cosa, e un bambino in spalle al papà che parlava con un piccolo cagnolino fermo di fronte a lui.
E il cielo estivo e violaceo riprese la forma splendente della mia esistenza.

Perso nella contemplazione profonda, cominciai così a trovare i fondamenti della mia escatologia.

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