mercoledì 9 novembre 2011

L'allucinazione 2

Ebbi paura di perdere anche la testa
quando tutto ciò che avevo visto e sentito
mi riempì così profondamente il cranio
e senza via di scampo
che la compressione sterilizzò la vibrazione
umana della e nella sensibilità.

Camminare in strade di asfalto
vuote di realtà, non sempre può essere
la soluzione migliore. E il contorno
della fredda nebbia autunnale non smuove
né lenisce la plasticità delle intenzioni.

Ci si affatica e si perde tempo, questa è la verità.
E più scorre, il tempo dico,
più scorre e più sale l’ansia di vivere
di esserci e di far vivere l’idea di noi
come significanti di qualcosa di vitale.
Ci vuole meno tecnologia e più ingenuità.
Ci vuole uno scuotimento neuronale.
Perforare la quotidiana staticità e arginarla!

Dovevo trovare una soluzione a quella staticità
aprire le finestre e ritrovarmi nudo
– sono un bambino, ora –
capire che il gioco della guerra prevede altre regole
differenti da quelle a cui ero abituato
per cui un soldato che sceglie la guerra
non può poi dirsi eroe perché ha perso
la sua umana identità per identificazione
con la sua oggettiva negazione.

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