lunedì 10 gennaio 2011

Ho spento un altro interruttore.

Ho spento un altro interruttore.
Consumavo troppo!
L’affaticamento comportava più dispersioni che efficienze.
Era uno stridere pungente e frizzante – da annusarsi.
Trasloco psicofisico.
Metempsicosi di sensi e fotogrammi.
Esistono giorni in cui è meglio – forse necessario- ridipingere una parete
sporca delle impurità degli anni.

[l’odore dell’intonaco fresco confonde, copre e disperde i tratti sbagliati e i vicoli ciechi del disegno]

Niente viene rimosso
tutto viene messo al proprio posto
con l’eleganza di un ordine arancio, dorato e a tratti violaceo.

I quadri vecchi vengono appesi nuovamente
più per compiacenza ed illusione
che per estetica.

E i frangenti sono parabolici,
l’inclinazione inizia elevata e si conclude
veramente infima.

Sono tratti di paesaggi
impressi in vecchie superfici sensibili
ormai consunte dagli sguardi – ed è ora di gettarli!

Il tempo resta quasi impercettibile
non c’è né fretta né calma
e lentamente si fa sera.

È preferibile scegliere con molta attenzione
ed eliminare l’ininfluente.
Non si tratta di prospettive, si tratta di selezioni.
È un po’ come cambiare casa:
l’importante è sapersene scegliere una con una stanza in più.

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