[In macchina, lungo la campagna].
Si tratta di storia e terra
di quella provincia trevigiana
pianeggiante, particolare nelle su forme
tipicamente orizzontali.
Le curve dell’asfalto
distraggono la visuale
da lunghe rogge secche in cui Natura
ricama piccoli pruni
dall’odore di terra fertile, umida.
Sebbene l’incanto,
rimane sempre del fango sotto i piedi
perché anche la sete, in questa provincia
è piuttosto pianeggiante.
Si tende a rimanere statici di fronte a ciò
possibilmente ancorati
in questa provincia
sospesa sull’acqua.
Così è più il verde che il blu,
nonostante i riverberi mattutini
sveglino puntualmente gli spiriti
che si cullano
nei meriggi tra i granelli scuri
della torba.
Se ti fai sfiorare, comunque non ti lasciano.
Sanno attraversarti e intridersi
dentro di te.
Tra un’acacia e un traliccio
si spremono
colori definiti [per chi li vuole cogliere]
immersi in un tempo
che non si lascia passare.
Diventa importante
cogliere la funzionalità
di queste geometrie di conservazione
[e riconoscere i passi che le acque hanno sostenuto].
Può anche capitare di rimanere imbrigliati
nei riflessi ghiacciati
della galaverna,
ultima costellazione rimasta
dell’amore armonioso
tra il cielo e la terra.
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