Lo sguardo si schiude
con impacciata timidezza
mentre il candore che filtra da fuori
viola l’intimità residua ancora sopita.
La voluttà si confonde
e a piccole lacrime
stilla un incanto estatico
sui corpi avvolti nelle prime luci del mattino.
(Vaghi i ricordi della luna di ieri
o meglio confusi, ancora ovattati).
Un barlume fosforico s’accende
innestando consapevolezza
nella carezzevole livrea
garante delle più seducenti bramosie.
La verticalità s’innesta
in un’effigie serafica
di istanti trascorsi
e di desideri vespertini.
E nella luce alimento il mio fervore.
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